Dicono di noi:
Immerso fra le splendide montagne della Vallagarina, l’agriturismo La Caigola accoglie i clienti in spazi interni ed esterni semplici e puliti. Il menu è contenuto: pochi piatti che, sulla carta, promettono bene. Quando tuttavia le pietanze cominciano ad arrivare al tavolo, ogni aspettativa viene spietatamente tradita.
Apre le danze un anonimo tagliere di formaggi mozzati grossolanamente e sprovvisti di qualsivoglia guarnizione, accompagnato da un tiepido e malinconico tortino di patate. Il risotto ai funghi non è da meno: scotto, insipido, dalla consistenza quasi liquida. E’ evidente che in cucina non si abbia la più pallida idea di cosa sia un buon risotto. Per non parlare degli strangolapreti: tre sconsolate palline che si aggirano solitarie lungo la superficie di un enorme piatto vuoto, gommose al tatto e impercettibili al gusto (fatta eccezione per la loro fastidiosa legnosità). Ma il piatto forte arriva con il secondo: il menù recita “tagliata di manzo”, ma si tratta di un simpatico eufemismo usato per riferirsi ad una bistecchina di vitello bruciacchiata, accompagnata da “verdure dell’orto”, ovvero un’insalata iceberg cosparsa di mais fresco di barattolo, pomodori che non sanno di nulla e qualche carota a julienne. Probabilmente l’orto a cui si riferisce il menu è lo stesso da cui si approvvigionano i supermercati del posto.
Evitati per amor proprio i dolci, non resta che concludere il tutto con un pessimo caffè. Unica nota positiva, oltre al panorama di montagna, anche il vino, indiscutibilmente di qualità.
Il conto non fa sobbalzare, ma, vista la pessima qualità del cibo, qualsiasi cifra sarebbe esorbitante.
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