Vino: il migliore a Capestrano

Dicono di noi: Ho visitato il locale il 29 maggio per un pranzo fra amiche. È stato una delle esperienze più belle e accoglienti della mia visita in Abruzzo. Portate ricercate ma allo stesso tempo genuine e soprattutto deliziose, location curatissima, pulita ed una vista mozzafiato. Una menzione speciale ai due proprietari, gentilissimi, gioviali e attenti ad ogni cliente. Ci tornerò sicuramente al più presto!

Suggeriti dagli utenti: Tagliatella

Dicono di noi: Bella location immersa nella natura. Il cibo è genuino, i sapori sono ben assortiti ed originali. Velocizzerei solo il servizio.

Menù del ristorante: Gnocchetti di ricotta, ceci e zafferano dop €9.00 , Tiramisù del Castello €4.00 , Chitarrina zucchine,zafferano dop e gambero di fiume €9.00 , Zuppa di trota e fagioli cannellini ai sapori dell'orto €5.00 , Cocktail di gamberi di fiume €8.00

Suggeriti dagli utenti: Scamorza Con Tartufo , Peperoni Con Fagioli , Spaghetti Al Ragù Di Agnello , Crayfish Pasta , Verdura

Dicono di noi: Un mezzo di vino della casa, due caffè, un sorbetto ed un Tiramisù 2.0 (non capirò mai questa smania condivisa dalla quasi totalità dei ristoratori di rivedere il tiramisù… ma soprassediamo) per un totale di €60. Ottimi prodotti del territorio, sicuramente freschissimi, una cucina semplice e tradizionale, ma porzioni piccole e una location non propriamente ricercata non giustificano a mio avviso il conto, un po’ eccessivo.

Dicono di noi: Piacevolmente stupiti!!! Abbiamo pranzato dopo aver finito l' escursione in canoa. Prezzi modici, porzioni abbondanti, servizio veloce. Arrosticini top?

Dicono di noi: Siamo stati, prima volta dopo mesi di lockdown, a mangiare fuori dalla nostra regione in un delizioso ristorante abruzzese di cui vi narrerò. Dopo aver vagato per giorni per paesi feriti non solo nella loro struttura ma sopratutto nella loro rete culturale, storica (e anche gastronomica), siamo arrivati nella spopolata città di Capestrano. Parafrasando Guzzanti, Capestrano era una metropoli quando a Londra ancora andavano a caccia di marmotte, ma la storia e il caso ne decise poi un altro sviluppo. Nella piazza del mercato, un signore educato, colto e appassionato vi cura, oltre al castello vestigia di passate glorie, un piccolo ma toccante museo dedicato alla guerra. A difesa della realtà cultural-gastronomica si erge invece Vin Noir, ristorante dell'anima. Dopo un continum di trattorie nei quali il salume tipico era lo speck altoatesino, la ricotta era di supermercato e l'agnello parlava un bulgaro stentato eccoci in un ristorante dai pochi piatti ma tutti cucinati magistralmente secondo i tempi e le nozioni di una civiltà in via di estinzione. Nel menù ci sono sagne, con sughi facili ma eccellenti, pallotte cacio e ova, baccalà fritto magistralmente addirittura trippa. Tutto eccellente, quasi commovente. Grazie ai gestori, grazie per essersi votati a difendere con le unghie e con i denti le loro radici che non dimentichiamolo sono anche le nostre, di questa nazione sgangherata capace però di risorgere dalle proprie ceneri sempre, anche quando tutti la danno per spacciata. E questo proprio perché le radici sono incredibilmente profonde. Grazie connazionali testardi e saggi.