Dicono di noi:
Insieme ai miei amici, una domenica sera, decidiamo di voler cenare con un panzerotto al forno. Quale miglior posto di una pizzeria dalla location invidiabile?
Entrando vengo raggiunto dal direttore di sala, sorridente e cordiale, al quale indirizzo la richiesta del gruppo. La accoglie, però, la sua espressione muta repentinamente quasi a imbronciarsi e con lo stesso umore ci propone una pizza: che strano!
Allorché mi dirigo verso il resto del gruppo per invitarlo ad accomodarsi. Ritornato nel locale il maître si era dileguato lasciandoci dunque in balia della cassiera e dei vari camerieri impegnati nel loro lavoro.
Finalmente colui che ci aveva accolti si palesa dopo alcuni minuti e ci dice, con fare tutt'altro che cortese, di dover necessariamente prendere i panzerotti d'asporto altrimenti avremmo dovuto pagare il servizio cercando, quindi, di indurci a desistere (utilizzo della psicologia inversa pressoché discutibile e alquanto inutile). Si opta per l'asporto anche perché egli, adesso, appare abbastanza irritato nonostante la nostra tolleranza.
Per l'ordinazione ci rivolgiamo in cassa dove ad una gentile ragazza comunichiamo le farciture dei panzerotti ma veniamo presto interdetti. La ragazza infatti si allontana e va, inspiegabilmente, a consultarsi con il pizzaiolo; al suo ritorno ci viene detto che c'è troppo asporto da evadere per cui non sono sicuri che la nostra richiesta possa essere accolta, ancora una volta l'incertezza regna sovrana.
Il tutto a noi suonava come una presa per i fondelli disturbata da un attendismo maldestro in quanto nel quarto d'ora in cui abbiamo fruito del locale, non era stato portato via alcun prodotto.
Salutiamo, gentilmente, il personale e abbandoniamo il posto a pancia vuota provando quasi imbarazzo per aver messo in difficoltà, con una semplice richiesta, l'organico che solo all'apparenza si mostrava estremamente professionale.
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