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Il ristorante dove mi sono fermato a mangiare in una delle prime giornate di sole e di libertà (dopo la reclusione dovuta alla pandemia) aveva tutte le premesse per piacermi davvero: un localino rustico, periferico, "da spuntini" o da piatti caserecci, senza fronzoli, verace, insomma. Molte di queste caratteristiche c'erano, in realtà, ma non sono state sufficienti a farmi apprezzare in modo totale Papacqua. Prima di tutto per i prezzi, francamente troppo alti per un posto del genere, Sono stato sistemato in un tavolo esterno (giustamente per le norme anti-Covid), ma assolatissimo (l'ombrellone è arrivato solo quando il pranzo era quasi finito), e appiccicato ad altri affollati tavolini. Avventori abituali, a quanto si è capito, bikers, ciclisti, vecchietti locali, ma molto rumorosi e poco attenti alle regole (mascherine, cosa sono queste sconosciute?). In compenso, il servizio, anche se un po' lento, è stato cortese e corretto, anche dal punto di vista igienico-sanitario. Pure la toilette era pulita, anche se corredata da scritte "colorite" (da evitare) relative a come si dovevano utilizzare gli asciugamani di carta. Simpatiche comunque le riproduzioni di foto antiche a tema "saffico" applicate dietro la porta d'ingresso. I piatti discreti (un tagliere con salumi e formaggi, verdure al forno pepatissime - forse un po' troppo -, fagioli all'uccelletto, pappardelle al sugo di daino poche, ma buone), ma decisamente cari per un posto di questo genere che mantiene l'aspetto di trattoria rustica, ma - nel conto - sfodera prezzi da ristorante "vero". Quindi soddisfatto a metà.
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