Dicono di noi:
Le vacanze in estate, per un turista, necessitano delle loro ritualità. Quando si torna per anni in uno stesso luogo è bello ritrovare i volti, le atmosfere, i profumi ed i sapori assopiti durante il sonno dell’inverno lavorativo. D’altronde ci sono luoghi ed incontri che restano nel cuore ed ogni anno vanno ritrovati, rinnovati e rivissuti. A me, con i miei cognati e nipoti, durante il soggiorno estivo in Salento, piace la domenica andare a fare una gita fuori porta presso Ceglie Messapica, passeggiare nei suoi vicoli e fermarsi a mangiare presso la Trattoria Messapica di Cosimo Chirulli, detto Mimmo. Quest’anno dopo il drammatico lockdown covid19 avevamo desiderio di tornare a trovare Mimmo e deliziarci di un buon pranzo coccolati dalle sue attenzioni e della moglie Lina. Soprattutto ridere e scherzare assieme per ritrovare quella leggerezza e normalità che il covid aveva per troppo tempo impedito.
Ceglie Messapica sino a metà degli anni settanta non era un centro turistico, anzi era un posto sconsigliato al turismo. Non aveva una buona nomea. Oltre che osterie, ovvero luoghi in cui la virilità degli astanti va ricordata perlopiù per le sonore ubriacature e per i toni poco eleganti più che per il bon ton e le buone maniere, altro non offriva il paese.
Non c’erano ristoranti a Ceglie. Chi per primo ha aperto una attività tesa al richiamo di una nuova clientela offrendo un luogo tradizionale, ma accogliente, di ristorazione con piatti della tradizione pugliese sono stati Mimmo e Lina.
Oggi Ceglie è famosa per i suoi punti di ristorazione ed il ringraziamento va a Mimmo e Lina che sono stati i capostipite di questo percorso.
La Trattoria Messapica è un luogo unico che rispecchia soprattutto l’anima di Mimmo. La cucina va ricordata per l’alta qualità delle materie prime e soprattutto per la maestria di Lina a trasformare in succulenti piatti qualunque alimento proposto. Mimmo va ricordato per le sue doti di factotum: cameriere di sala, cuoco aggiunto, fisamonicista, clarinettista, intrattenitore. Accoglie il cliente e chiede di fidarsi di lui per le portate. Presenta il piatto ai commensali sporzionando davanti al cliente con competente maestria, senza esimersi dal fare simpatiche battute che rallegravano l’atmosfera. Tra una portata e l’altra incoraggia i presenti a cantare accompagnandoli con la sua fisarmonica, creando situazioni coinvolgenti e spesso esilaranti. Certamente non è una trattoria adatta a coppiette in cerca di riservatezza. L’anima del luogo è popolare nella migliore accezione del termine. Dovesse mai chiudere la Trattoria Messapica terminerebbe un’epoca, quella delle trattorie che rappresentano un patrimonio italiano in via di estinzione.
Luoghi veri dove la migliore tradizione popolare italiana della condivisione “cum panem” trova un ambiente accogliente in cui mangiare senza mai sentirsi soli. La trattoria Messapica certamente non è luogo adatto agli snob ed alle persone schive.
Per me la Trattoria Messapica di Mimmo e Lina rappresenta la trasposizione nell’oggi
dei miti folklorici letterari del passato, tra pratiche culinarie, e al tempo stesso proposte alimentari non disgiunte dalla piazza, dalla festa, dall’intrattenimento inclusivo che fa sentire il cliente, amato, coccolato, in cui la soddisfazione del cliente è la base dell’offerta. Un luogo che dona felicità grazie al cibo ed alla atmosfera.
Cari Mimmo e Lina, grazie di questi decenni passati gustando meravigliosi piatti, profumi, sapori e momenti allegri tra canti e simpatia.
Quest’anno, purtroppo, abbiamo trovato chiuso.
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