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Dicono di noi:
Uno di quei ristoranti che andrebbero visitati apposta, anche venendo da fuori. Assolutamente vincente l’idea di voler trattare la tradizione con ingredienti e profumi non ortodossi, che è poi la vera filosofia mediterranea basata sull’incontro e sullo scambio. Porzioni impossibili da finire per un singolo cliente, aromi e consistenze vincenti (l’agrodolce della caponata di tonno è perfetto; la farina di ceci nella frittura di gamberi le dona il giusto carattere; la frittura di purea di patate al nero di seppia ti guida, ti riporta all’antico senza voler passare da un’insipida pasta aromatizzata). E nei primi, la vittoria: la pasta con sarde e mollica, sebbene alquanto aggressiva all’olfatto, rimane deliziosa al palato, non stanca, non si fa lasciare nel piatto.
Assai gradevole il gazebo, gli arredi ingegnosi e ricavati da vecchie bici, valigie o tv non più funzionanti. Sul servizio, basta chiedere di Giuseppe e lasciarsi guidare, anche nella scelta dei vini (il Viveur Funaro a tutto pasto è vincente). Come già dicevo, uno di quei posti da visitare venendoci apposta da fuori.
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