Dicono di noi:
Entro. Improvvisamente mi colpisce, come una sferzata, l'odore di pomodoro vecchio e acqua di colonia, che incrosta, presumo da diversi anni, le pareti del locale. Alcuni siedono e mangiano silenziosamente, mi trapasso con lo sguardo, mentre mi avvicino al bancone, dove mi attende un ragazzo, che dimostra più anni di quelli che ha e che probabilmente non voleva fare il pizzaiolo. Do un rapido sguardo all'offerta gastronomica e la bruttezza di quei tranci di pizza, uno vicino all'altro, ma comunque dall'aspetto solitario, mi colpisce con una tale violenza da lasciarmi sconcertato. Ma ormai è troppo tardi per fare dietrofront e dimenticare.. Ordino allora una tonno e cipolla. Mentre aspetto, un uomo tarchiato, con pupille troppo dilatate e camicia fuori moda, comincia a fare la mia conoscenza spingendosi al di là del mio spazio vitale,mi tocca le braccia, si piega verso di me mentre parla e io desidero fuggire. Ecco il trancio. Sottile, freddo e con il personalissimo e brutale tocco dello chef. La maionese.
D'un tratto la tristezza mi assale e mentre mastico mesto il mio boccone, penso che non mi vedranno mai più
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