Dicono di noi:
A Parigi c'era uno storica osteria, con cucina, ritrovo di artisti musicisti nel quartiere di Montmartre, Au Limonaire, che tutte le sere offriva eventi straordinari, cioè fuori dall'ordinario, di musica e cabaret, in un piccolo palchetto fianco a fianco degli avventori. Solo la sua visita, anche di una notte, meritava il viaggio a Parigi. Purtroppo oggi non c'è più, come la sua proprietaria Noelle. E un altro pezzo di malinconia si è aggiunto ai tanti luoghi della memoria. Ma dietro consiglio di Michele, pervicace cultore di generi musicali ormai in disuso in tempi di algoritmi e talent rubati all'agricoltura, mi sono fatto convincere a passare una serata all'Ottantadue. Ho fatto bene. Non dico di aver respirato l'aria di Parigi, ma siamo molto vicini a quella di una piccola Parigi. Il menù fisso mi è sembrato un po' povero di ritmo, a cavallo fra minimalismo e coraggiosi assoli. Al momento la ristorazione non sembra la premura principale del locale. Di questo locale, in quanto la proprietà ha ampiamente dimostrato i suoi meriti di cucina di pregio nel loro primo storico ristorante, Arquebuse (il richiamo francese non è voluto, si chiama così, ma forse non è capitato a caso), tutt'ora in auge. Del tutto opposta e degna di nota invece la caratterizzazione music club che si è voluta dare all'Ottantadue. Bel programma di eventi, musicali e non, sempre in evoluzione con fuori menù apprezzabili. La cantina e il bar sono di buona qualità a prezzi giusti, considerando che non si paga biglietto. Il personale attento e disponibile mette a proprio agio senza essere invadente, Clientela educata che rivela un rispetto per la musica vera e diretta, spesso frutto di veri artigiani, più che artisti. Del resto le più belle opere d'arte sono nate nelle botteghe prima di finire nei musei. Consigliato soprattutto per serate dedicate a sè stessi.
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