Dicono di noi:
Immaginate che a gestire il posto ci sia un signore maturo quanto annoiato, un intellettuale disincantato della Magna Grecia, scocciato in fondo perfino di alzare gli occhi dal suo libro perfino quando si tratta di darti una risposta affermativa quando passi a prenotare.
Immaginate che con lo stesso disincanto gestisca il suo ristorante. Potrebbe fare molto meglio di così in fondo, ma gli secca. Si impegna il minimo indispensabile e più non chiedetegli, per favore.
D’altra parte, i turisti sull’isola e nel suo ristorante ci vengono lo stesso. E il suo giardino, sotto il vulcano, è di una bellezza sconvolgente. E perché si sta bene, tranquilli. Clientela rigorosamente radical chic, molti campani, come l’intellettuale annoiato di cui sopra, che vorrebbe farvi la pasta alla norma siciliana, dice, ma non ve la fa... sembra che non trovi più un fornitore di buona ricotta infornata... ma comunque a lui la pasta con le melanzane piace di più come la facevano a casa sua, con la scamorza affumicata. E se in Sicilia si fa diversamente, saranno problemi loro. Non scocciatelo con simili quisquilie...
Abbiamo preso una zuppa di lenticchie, molto acquosa e insapore, troppo costosa per ciò che era (cioè da mensa ospedaliera). L’hamburger di tonno era molto sottile e servito tristemente, già parzialmente disarticolato.
Sulla carta dei vini solo i nomi di alcuni tipi di vini, non i produttori o le singole bottiglie. Un vino da tavola delle cantine di Canicatti, che al supermercato costa in media 7 euro, qui viene venduto a prezzo decisamente esagerato.
Staff decisamente cordiale, gentile e disponibile.
Perfino più bello del giardino, il ragazzo che ha servito il nostro tavolo. La sua incredibile ed elegante bellezza, unita alla squisitezza dei modi - ha colpito tutti noi commensali e reso più piacevole una serata altrimenti decisamente sfortunata.
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