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Dicono di noi:
Se l’idea , come chiaramente traspare, è quella di puntare alla stella Michelin, qualche passo deve ancora essere percorso .
I punti a favore sono molti, ma c’è ancora molto da migliorare.
La posizione c’è. Location mozzafiato: piattaforma sul mare, in un angolino riservato ed intimo, con lucine, tramonto e brezza marina. Il menu anche è interessante, molto proposte sono innovative e accattivanti, ma c’è troppo frastuono: carne, pesce, influenze giapponesi, reminiscenze arabe, sapori della tradizione. Meglio sarebbe decidere una via e batterla come si deve. Siamo rimasti purtroppo dispiaciuti dalla degustazione, ma si badi, non dal gusto e dalle materie prime che compongono le varie pietanze (ottime e fresche) , quanto piuttosto da come è stata costruita. Innanzitutto, se nel percorso degustazione non è indicato in cosa precisamente consisterà, è spiacevole che il commensale si trovi gli stessi piatti già presenti nel menu (e che avrebbe potuto comporre diversamente in modo autonomo, preferendone magari alcuni ad altri). Uno sforzo maggiore dovrebbe poi essere riposto nella scelta del secondo piatto: dopo una escalation di sapori, colori e consistenze, un pesce bianco avvolto nella bieta fa cadere a picco tutta l’esperienza. Ed è un peccato, perché il percorso parte benissimo con le amouse bouche e non fa che andare migliorando (capasanta eccezionale!!). Anche sul personale di sala occorrerebbe investire più tempo e preparazione (la metà molto esperti, l’altra metà davvero alle prime armi), perché davvero sono il quid plus dell’esperienza nel suo complesso.
Questi vogliono solo essere spunti e suggerimenti nella speranza di vedere presto lo chef con una meritata stella! Le idee accattivanti e gli indimenticabili connubi di sapori sono solo in attesa di poter fare il salto!
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