Menù del ristorante:
Catarratto Don Tomasi €14.00
, Verdure Orientali Saltate €4.00
, Gnocchi Koreani €5.00
, Gunkan Flambè €8.00
, Pinot Grigio Hofstatter Joseph €18.00
Suggeriti dagli utenti:
Gelato Fritto
, Sashimi Salmone
, Tartare Di Tonno
, Sushi Misto
, Uramaki Philadelphia
Dicono di noi:
La mia esperienza parla da sé, sicché sarà essa – gesti, parole, attese – a giustificare il voto inserito. Incominciamo. Entro nel locale e un odore (tra l’eccelso e il nauseabondo) mi investe. “Niente male”, penso, “è sinonimo di qualità”. Vengo fatto accomodare. Il cameriere mi dice “ciaaa”; penso sia un “ciao” un po’ troppo prolungato, o forse una storpiatura del nome del locale “chan”. Dimentico l’episodio e guardo il menu. C’è tanta roba, ne rimango prontamente affascinato, leggo e rileggo, mi munisco di penna per segnare le mie preferenze. Tante persone intorno a me, ecco, che parlano, a volte gridano, si divertono, sbirciano nei tavoli accanto, insomma si comportano da avventori di ristoranti. Mi sento a disagio, uno strano malessere mi assale. Ordino speditamente, guardo il cameriere negli occhi ma lui tiene la testa bassa, quasi timoroso del contatto visivo. “Ciaaaaaa”. È di nuovo la sua voce, quasi un imporre la sua presenza. Sarà un “ciao”? Oppure ripete assiduamente il nome del locale? Sono stranito ma ancora mi impongo, con un rapido movimento della testa, di non pensarci, di guardare oltre, di lasciarmi alle spalle quello strano quanto lievemente inquietante “ciaaaa”, un rumore gutturale, una cascata di vocali, un verso quasi ancestrale. Attendo tanto, incrocio le braccia. Le portate non arrivano. Ecco finalmente il sashimi, un tonno marroncino tagliato male. Il salmone, nondimeno, è buono. Poi riprende l’attesa. “Ciaaaaaa”, sento nuovamente; è il cameriere che accoglie altre persone. Rabbrividisco, sembra che quel verso racchiuda in sé una potenza magica che mi entra nelle ossa e mi scuote prepotentemente. Arriva un’altra portata: il nighiri salmone, e poi l’uramaki con avocado. Il cibo è buono, ma le luci sono troppo forti. Di nuovo da dietro l’angolo sento “ciaaaaaa”. Un hossomaki mi va di traverso, inizio a sudare freddo. Mangio in fretta e furia tutte le pietanze (il cibo è di qualità, non posso negarlo) e mi dirigo alla cassa. “Mangiato bene?”, chiede la cassiera. “Molto bene, grazie”, rispondo con circospezione. Il prezzo è giusto, non mi lamento. Poi la cassiera dice, quasi urlando: “Alla prossima, ciaaaaaa”. Sbarro gli occhi, mi sento perseguitato. Mi affretto verso l’uscita, e un cameriere dice: “Buonasera, ciaaaaa”. Una volta fuori alzo gli occhi e leggo “ciaaa sushi bar”. Tremo senza rendermene conto. Il sushi era buono, il servizio rapido ed efficiente, eppure quel “ciaaaa” sospeso, sempre nell’aria, vagamente minaccioso e ripetuto ossessivamente mi ha scosso l’anima. Volevo esporre la mia esperienza, parlarne a voce alta, metterla per iscritto, in modo da esorcizzare quanto accadutomi. Spero questo scritto possa aiutare tante persone.
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