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Dicono di noi:
Dopo il rito religioso, il pranzo da "Carleo", ristorante di buona fama nella città di Potenza.
Una struttura edificatoria che sembra quasi allocata su un'isola, nella periferia della città. Un piccolissimo polmone di verde che, malgrado posto in un incrocio viario, non risente affatto dei rumori che il traffico cittadino comporta.
Ci arriviamo con facilità: per noi è la prima esperienza gastronomica ,qui. Ci aspettiamo molto in ragione del "si dice". Ed è questa aspettativa, forse, a rendere alcune cose "inaccetabili".
È una giornata di sole, con un gradevolissimo tepore. L'accordo era per un pranzo allestito all'aperto. Ma non è stato così. Per qualche "oscura" ragione siamo all'interno e, perciò, a causa del Covid, organizzati in tavoli separati. Una mancanza ingiustificata e a dir poco disdicevole, soprattutto perché nomi "altisonanti" godevano del verde , del sole e dell'apparecchiatura "en plein air". Una tavola poco curata, e idem per "la mise en place". L'aperitivo di saluto ci viene presentato senza la corretta successione, o quanto meno in contemporanea. Il prosecco e offerto prima e senza l'accompagno degli appetizers che arrivano dopo, a bicchiere già vuoto. Lesinato, peraltro, nelle quantità: una ciliegina di polpetta e un minuscolo quadrotto, meno che un dado di pane guarnito. Due a commensale che, non impiattati singolarmente, non tutti hanno potuto gradire. La contenutezza spiegabile, forse, nell'offerta: "aperitivo di benvenuto" della casa.
Il menù. Una mattonella di tonno, perfetto sia per cottura che per sapore, calato in una crema al nero di seppia, sciocca e insapore, incappellata da piccoli cardoncelli saltati e ornata di minutissimi e, diversamente colorati, petali di fiori, l'antipasto; eliche al ragù di pescatrice impreziosite da un leggero e delizioso retrogusto di liquirizia, il primo; un ottimo boccone di baccalà , cotto in olio a bassa temperatura, accompagnato da un intingolo con la presunzione di essere la delicata salsa alla pizzaiola di evidente lontana memoria e con il difetto di ricoprire interamente quel bianco candore, il secondo; dulcis in fundo la torta di cresima addobbata a festa ma dal cuore ingeneroso. Rapporto qualità prezzo non certo all'altezza. Forse, dato il credito dei più, in questa occasione lo Chef deve aver risentito della ripresa dopo il lungo periodo di inattivita' dovuto al Covid, così come tutta l'organizzazione. Rimaniamo intenzionati a ritornarci al fine di sconfessare questo deludente primo approccio gastronomico.
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