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Dicono di noi:
Dicesi “pizza al padellino” una specialità tipicamente torinese che ha la particolarità di una lievitazione piuttosto accentuata e di una cottura con una certa dose d’olio all’interno di una teglia, che la rende una specie di focaccia a metà tra la cottura al forno e la frittura. Se l'avete assaggiata a Torino vi sarete meravigliati del fatto che a quelle latitudini si possa reinventare in maniera così gustosa un piatto degli immaginari terroni.
Non è così al Quarantotto, che insieme alla specialità torinese serve tipicità campane, lucane, giapponesi, tirolesi, laziali... all’insegna della con-fusion-e delle idee. Talmente confuse, queste idee, che la pizza al padellino si trasforma in pratica in una pizzetta al forno un po’ arricchita, del diametro di meno di 20 cm, alla modica cifra di circa 10 EURO. Ripeto: 10 EURO. Tagliata in 8 pezzetti viene 1,25 al pezzo. Il prezzo che lo stesso articolo, non troppo dissimile se non migliore (siamo in Basilicata, basta un minimo di onestà e di buona materia prima per fare prodotti ottimi), costerebbe al panificio, ma intera. Lo stesso articolo che in altri locali ti servono gratis accanto all’aperitivo. Una ruota grande di ottima focaccia “alla barese” costa al massimo 6 euro. Giusto per fare le proporzioni.
Non voglio dire sia una truffa: il locale ha un’offerta che chiaramente viene incontro alle aspirazioni di certa clientela che ci tiene a sentirsi à la page, un tantino esclusiva, ma a prezzi ancora abbordabili. Ma, per favore, non mi si venga a raccontare che è un fatto di qualità e che la qualità si paga. In zona cominciando a sorgere pizzerie clamorose che a quella cifra offrono una ricercatezza di tipo nettamente superiore, accoppiata anche a una quantità nettamente superiore.
Non voglio essere qualunquista e faccio nomi: Basento, Fandango, Antica Abbazia...
Mi dispiace ricorrere agli stereotipi, ma Quarantotto la lascio ai guidatori di suv in doppia fila. Qui ce ne sono tanti, pure allegramente accalcati senza mascherina al bancone.
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