Dicono di noi:
Mancavo da un po’ di tempo e, desideroso di un buon aperitivo, sono tornato ben volentieri in questo locale il cui nome, già’ da solo, dovrebbe costituire una garanzia di qualità. Ecco i fatti: in due, da bere abbiamo scelto un calice a testa di un ottimo Pinot rosso della cantina di Terlano. Sul vino, ovviamente, nulla da eccepire. 9 euro a bicchiere non sono certo pochi ma il prodotto (che peraltro già conoscevo) li valeva senz’altro. Il problema è sorto intorno al concetto di bicchiere: non soltanto, infatti, il vino ci è stato servito in un calice minuscolo (tipo quelli da degustazioni seriali, per intenderci) del tutto inadeguato, quindi, al livello ed al tipo di prodotto che ci è stato servito ma, come se non bastasse, in quantità scarsissima. Viste le premesse, anziché fare un bis a testa, ci siamo divisi un terzo bicchiere, per la “modica” somma totale di 27 euro solo per bere (si fa per dire......). Veniamo al mangiare. Introdotti da due irrilevanti razioni, una di lupini e l’altra di tarallucci, ordiniamo una porzione di polpette di manzo (tre, ben condite, l’unica cosa all’altezza delle aspettative) ed una di “quiche” che, senza tema di smentita, definisco passabile ma, soprattutto, microscopica! Lo sconcertante finale è costituito dal conto di 41 euro complessivi e dalla fame mostruosa dalla quale sei accompagnato all’uscita. Se la gestione ha deciso di scoraggiare la clientela sugli aperitivi, per indirizzarla sui più remunerativi pranzi e cene, basta mettere un cartello all’ingresso o modificare gli orari d’apertura. Se, invece, ha deciso di cambiare politica dei prezzi ritenendola una mossa azzeccata, credo sia decisamente fuori strada.
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