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Dicono di noi:
Quando si varca la soglia di un ristorante stellato si va alla ricerca di un'esperienza culinaria che sdogani l'ordinario e di conseguenza le aspettative sono inevitabilmente alte.
Purtroppo da Casa Vicina queste aspettative sono state in gran parte disattese.
Ma procediamo con ordine.
Comincio col dire che il servizio di sala è stato simpatico e tutto sommato valido anche se a tratti un pò impacciato e non proprio impeccabile nella spiegazione di tutti i piatti.
La prima nota dolente sono stati il pane e i grissini che ci hanno ci hanno accompagnato nell'arco della serata. Poco da dire: livello mediocre e semplicemente non all'altezza di uno stellato.
La cena prende il via con un aperitivo assolutamente insignificante a base di chips di riso soffiato e con una fetta di pane tostata servita insieme a un gianduiotto di burro aromatizzato alle erbe (una vera e proprio novità!!). Il tutto è stato accompagnato da un gradevole assaggio di Vermouth.
Ottimo il pre antipasto: una rivisitazione della bagna cauda veramente interessante e da provare.
Decidiamo di continuare con un antipasto (30€) da dividere consistente in uno sformato di zucchine (Kabuki 2013). Il piatto era un'esplosione di colori e scenograficamente d'impatto ma il sapore era fastidiosamente anonimo e si è rivelato essere in fin dei conti una mezza delusione.
Il risotto al Vermouth che ci è stato servito come prima portata, accompagnato da un gelato alle ostriche e pepe era invece delizioso ed è stato senza dubbio il piatto con il quale si è toccata la vetta più alta della serata. Purtroppo non si può dire lo stesso per le tagliatelle in lasagnetta, un piatto che mancava di mordente e che onestamente farò fatica a ricordare.
I secondi (spigola, filetto in crosta e rognone) erano tutti di ottimo livello ma, per il prezzo a cui vengono proposti (45€) mi aspetto di trovare un'idea nel piatto, un qualcosa che vada oltre la semplice, per quanto ineccepibile, lavorazione del prodotto.
Così non è stato.
Come pre dessert è arrivato uno sfiziosissimo Cri Cri di Torino rivisitato con cuore fondente.
Ed ora passiamo al momento in cui la cena ha avuto un crollo verticale ed è stato in fin dei conti il motivo che mi ha spinto a scrivere questa recensione.
I dolci.
I dolci che ci sono stati portati al tavolo sono stati secondo me una vera e proprio presa in giro.
Un semifreddo alla zabaione che in nulla si discostava dal più classico dei semifreddi che puoi trovare nella pizzeria sotto casa.
Il profiteroles consisteva in cinque palline ripiene di crema pasticceria (reperibili in una qualsiasi pasticceria) accompagnate con tre creme spalmabili fredde(!).
I ravioli sabaudi erano un paciugo informe di zucchero. La crema alla zabaione versata sopra i ravioli era estremamente dolce e sovrastava totalmente il ripieno al gianduia. In aggiunta, come se il tutto non fosse abbastanza zuccherato, veniva aggiunta una marmellata di albicocche.
Pagare 20€ per ognuno di questi dolci mi sembra francamente assurdo e lo trovo inqualificabile per un ristorante che si fregia di una stella Michelin.
Casa Vicina mi ha lasciato con l'amaro in bocca (o forse il troppo dolce).
Nella quasi totalità dei piatti non ho riscontrato quella ricerca e voglia di innovare che ci si aspetta di trovare nella cucina di un ristorante stellato e, di conseguenza, il prezzo finale è risultato essere totalmente fuori scala per quello che è stato offerto.
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