Dicono di noi:
Così se un giorno, passando per quella stessa via che percorre ogni giorno, nota un cambiamento impercettibile in quell’attimo di velocità, lui stesso non può che ripromettersi di farvi ritorno perchè spinto dalla propria curiosità; come se questa abbia fatto ritorno in lui.
Poi, una sera del tutto simile a ogni altra, gli pare giunto il momento di percorrere di nuovo i pochi passi necessari perchè dal piccolo cancello possa giungere al cospetto di un plateatico così familiare da essergli consono.
Questa volta però, a differenza di quelle precedenti, immediatamente percepisce ciò che forse gli appare più inaspettato che non si trattasse di una differenza vera e propria: un’assoluta e nuova pulizia da tutto quello che per certo mai è appartenuto al significato di questo luogo.
Di ciò, il vandante non solo si compiace ma lo interpreta come fosse un cenno di benevolenza: la rinascita toccata in sorte al rinnovato aspetto offerto di sè da parte di questo luogo; quasi fosse un nuovo benvenuto riservatogli per celebrare il suo ritorno.
Dunque sia...
In luogo dell’estraneità si faccia avanti l’esplicito e immediato invito, dedicato al viandante, a giunger dritto al punto grazie all’apparir di presenza dei primi segni dei luoghi in questo luogo che siano dedicati al convivio.
Al pari di come ben si confà a ogni luogo a questo deputato.
Ma la scoperta del nuovo volto di quello che lo circonda non si ferma di certo a questo; bensì riserva di se stesso la prima autentica scoperta, quando finalmente giunge al cospetto del dehor e appena successivo, del cuore autentico di questo luogo.
Del primo, egli ricordava la cacofonia di un arredo composito sebbene fosse stato portato all’eccesso e con l’intenzione, forse voluta troppo fortemente che lo fosse davvero; al punto d’aver abbracciato, seppur inevitabilmente, il suo stesso squilibrio.
Ora invece, sovrana regna la quiete assoluta dell’armonia di un arredo sobrio come si direbbe, fino a divenir riposante.
Piccole impronte di presenza multicolori punteggiano l’atmosfera di questa parte di luogo; mentre circondano amorevoli fino a farsi corte, la schiera di serene e quiete superfici; compiute in quel materiale che fu a suo modo, uno dei simboli di una rinascita e della sua consapevole conseguenza di benessere; figlia e al tempo stesso espressione, di un’epoca davvero lontana seppur così viva nell’Anima di questa parte di luogo.
Superfici disposte con ordine, appaiono al viandante come se fossero in grado da sole di amministrare lo spazio che le circondano; una volta che questo circostante abbia raggiunta la propria, perfetta armonia: la sola che può farsi patrimonio dell’equilibrio e della ripartizione di sè.
Un insieme reso compiuto nell’esatta legge della propria alternanza.
Questo è l’attimo autentico e reale nel quale il viandante percepisce il respiro sommesso della propria Anima... segno definitivo d’esser giunto dove la propria appartenenza a questo luogo si compie facendosi reciproca.
Dal cuore al gusto...
Ma solo ora il viandante sa che dal punto fino al quale si sia inoltrato, ancora un pugno di passi e poi finalmente potrá di nuovo assaporare quella stessa atmosfera che giá percepisce come fosse ritrovata e non scoperta di nuovo.
Del secondo, fin dall´immediato, lui ne percepisce lo stato d’Anima; grazie all’inaspettato ma variegato aspetto dalla sorprendente quiete propria dell’essenzialitá, come se di tutto ció in cui si sarebbe potuto attendere d’essere coinvolto, perché familiare alla sua memoria, debba riconoscere lui stesso per primo d’esserne sorpreso.
Tutto appare piú ampio nel cuore di questo luogo, come se quell’assoluto biancore latteo dal quale è avvolto, gli permettesse per la prima volta di leggerne con esattezza ogni dinamica di spigolo e direzione, limite e piega, di spazio ed essenza dello stesso.
Ovunque il bianco sembra essere stato disposto come se non volesse, esso stesso per primo, giungere alla propria fine… ma continuare oltre al punto dove vengono a cessare superfici e volti di spazio.
Assaporando tutto ció che anima e contraddistingue ora questo luogo, pare al viandante che gli sia insopprimibile ammirare il suo nuovo circostante come fosse il ritratto di luce e ombra, superfici e angoli smussati, geometrie come profili d’esseri umani.
Un cuore bianco che profuma intatto… per nulla e mai impersonale e non accogliente; che non conosce e quindi non esprime il proprio sé come sterile e asettico.
Un luogo, se ristretto al solo suo cuore, che definir minuscolo è porgergli l’omaggio a lui dovuto, perché dono d’Anima ma struggente d’affetto; giammai sprezzante giudizio della sua stessa dimensione apparsa.
Nonostante la disposizione d’origine sia intatta, il viandante si accorge di come ogni aspetto, particolare ed elemento, si mostrano a lui come fosse per la prima volta.
Per cui spinto da curiositá venata di certezza, decide di sedersi a una di quelle superfici e di lasciarsi guidare nelle proprie scelte, d’assaporio di bevande e vivande, da colei che giuntagli accanto dimostra come le sia immediata la propria padronanza dell’arte antica d’accoglienza e ospitalitá.
Nell’attesa di potersi saziare di quello per cui si é affidato alla sua anfitriona, il viandante lascia che il proprio sguardo sia libero di posarsi ovunque ne abbia desiderio e questa peregrinazione gli restituisce un’inaspettata quiete.
Una pace profonda… non giá solo per l’atmosfera dunque, quella stessa che fin da subito avvolgendogli l’Anima ne ha circonfusa l’Essenza; bensí per l’inespugnabile certezza della propria appartenenza a questo luogo.
Una condizione animica che lui ritroverá spesso lungo la sua permanenza in questo luogo, sovvertendo ció che da un tempo immemore non gli si era piú affacciata.
La silente presenza della giovane ostessa, si è come d’improvviso materializzata accanto a lui; proprio nel perfetto istante in cui anche la percezione del suo circostante sembra che abbia scelto di rendersi nuovamente reale.
La piacevolezza della sua degustazione è per il viandante un conforto, perché fin d’ora egli potrá scoprirne ogni, assaporandone fino in fondo la qualitá e la bontá.
Anche ció che che fa’ d’accompagnamento, ambrato d’aspetto e dal gusto intenso e di sostanza, si lascia pian piano mescere in lui perché rappresenta la perfetta commistione tra qualitá e amore.
La prima rappresenta il segreto vincente: chiunque ne assapori ciascuno dei gusti proposti, sappia con assoluta certezza d’aver stipulato un patto tra sé e questo luogo; un’intesa che ne sancisce ogni ritorno e mai piú potrá venir meno per entrambi.
Il secondo è pura alchimia: d’ingredienti e dell’arte di creare da loro l’equilibrio perfetto.
È proprio l’amore, questo amore, il dono che si puó immaginare assuma sembianze e vesti d’ineguagliabili mastri birrai; ma non solo…
Descrizioni ricevute come patrimonio di parole dense e veloci, scambiate con chi dietro al bancone amministra questo luogo; donate da coloro, comandanti sulla propria tolda, il cui compito è fare in modo che ognuno possa riceverne egual boccale.
Lungo le ore oscure del giorno, il viandante ascolta domande e riflessioni, parole e pensieri, conoscenza e risposte intrecciarsi fitte; fino a quando raccoglie, perché elargita dalla sua Anima, l’ultima certezza: chiunque in questo luogo trascorrerá il proprio sé nel tempo, scoprirá che non solo l’accoglienza ma l’umanitá di coloro che allo scoccare dell’inizio di ogni notte hanno condotto in porto questo luogo, ne sará il significato piú autentico come fosse reale… sorprendente perché inaspettato… schietto dunque sincero di ció che diventa la sua atmosfera.
Quella stessa che saprá raggiungere e rendere intrisa di sé la sfumatura di ogni Anima d’avventore, facendosi richiamo e mai delusione come ogni conferma sia degna di sé.
È giunto dunque il tempo…
Il vandante sa che deve lasciare questo luogo per tornare ai propri itinerari percorsi; eppure si sente felice come da molto non gli accadeva, perché in lui esiste di nuovo la consapevole certezza di questo luogo: quello dove ogni volta che vi fará ritorno egli saprá di lasciare il proprio sé semplicemente libero perché possa raggiungere ogni ovunque possa desiderare.
Allo stesso modo di ció che ha percepito in ogni avventore, per ragioni le piú diverse, consapevole di quanto possano essere stati protagonisti del proprio benessere… forse in modo inconscio ma per certo accompagnato della propria quiete: memoria di questo luogo.
Magia dunque, che sa come trasformare ogni ricordo lasciato di sé nel perfetto testimone per essere trasmesso nelle parole di chiacchiera, nei racconti in amicizia o conoscenza che rappresentano la via perfetta perché questo luogo abbia a diffondersi
Mentre, da buon ultimo prima del sopraggiungere del silenzio, il viandante si sta lasciando alle spalle la serata appena trascorsa gelosamente custodita nella propria Anima, se qualcuno potesse vedere il suo volto scorgerebbe un’ombra di vago accenno come fosse sorriso.
È l’apparire della consapevolezza di un altro tempo… del suo futuro costellato di ritorni in ogni occasione quando gli verrá concesso che questi divengano possibili.
Intanto, intorno a lui sembra per un attimo che le luci del parco si fanno corollario dei suoi passi; accompagnano l’incedere come se si fossero riunite in un saluto ma non di commiato… bensí giá di ogni nuovo benvenuto.
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