Dicono di noi:
Abbiamo pranzato presso il ristorante. La casa, carina, contiene pezzi interessanti di storia contadina, in quanto ad utensili e tessuti, perciò raccomandato per chi non ha avuto la fortuna di crescere in un paese e non ha avuto nonni agricoltori o pastori.
Per quanto riguarda l'aspetto prettamente inerente la ristorazione, sarebbe davvero da evitare. L'unica cosa apprezzabile dell'antipasto (costituito da prosciutto crudo, un unico tipo di formaggio, salsiccia, mustela e una fetta di Guanciale per commensale) è stato il prosciutto, il resto decisamente senza infamia né lode.
Il vino, imbevibile.
I primi: maccarrones de busa allo zafferano e vari tipi di pecorino, niente di eccezionale, rinunciabilissimi così come i malloreddus alla campidanese che per quanto fatti con il grano speciale bla bla bla, erano scotti e insipidi.
Vergognoso quello che ci è stato spacciato per maialetto arrosto. Mi dispiace molto, ma essendo io stessa una persona che sa arrostire al camino un maialetto come mi è stato insegnato religiosamente da mio padre, a partire dalla " schironadura", trovo oltraggioso che ci sia stato servita della carne pressoché bollita. Non va bene frodare le persone, tanto meno un eventuale turista inesperto, che può non conoscere un termine di paragone e viene imbrogliato in maniera ingiusta e inconsapevole andando via convinto di aver assaggiato qualcosa di speciale, pagando tra l'altro troppo per la qualità di cui ha goduto.
Quando capita però una persona anche minimamente consapevole di quanto possa essere delizioso un buon maialetto allo spiedo capisce quanto sia offensivo. Così come è offensivo servire come dessert due cucchiai di crema pasticcera piena di grumi e farinosa. O annunciare numerosi contorni e portare al tavolo un finocchio (per 4 persone). Il tutto per 35 euro. Soldi rubati. Per quella cifra, se anche la quantità fosse stata sufficiente, comunque non si può soprassedere sulla qualità, soprattutto se millantata.
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